Fondandoci sulla novella di Arthur Schnitzler, scritta come monologo interiore nel 1924, sotto le stesse influenze che avrebbero dato corpo alla psicanalisi di Freud, siamo partiti dall’adolescente in vacanza e dal suo dramma, alimentato da un debito del padre nei confronti di un laido signor Dorsday. Debito che lei è invitata a estinguere con “strumenti” ritenuti ormai comuni, perciò lontanissimi dal produrre scandalo, ma ancora oggi “perfettamente” in grado di alimentare le tragiche conseguenze svolte dal racconto.
La nostra direzione è condizionata dall’anagrafe: Else non è la diciannovenne dell’originale, piuttosto lo è stata. Rimasta impigliata nella lettera che scatenò il dramma, è alle prese con lo stesso Veronal di allora: medicinale ormai però fuori moda; veleno inadeguato al ruolo e dunque anche inutile a domare il reiterato dolore.
La nostra Else vive in un mondo sordo, immerso in una crisi culturale, non dissimile da quella che ispirò Schnitzler: fonte di ossessioni, nel migliore dei casi in grado di condurre alla follia. Hanno dato origine a questa ricerca: l’amicizia con Giuseppe Farese, traduttore dell’opera e la sollecitazione di un curioso bancario, interessato a indagare il peso che un debito può ancora avere sulle anime sensibili.
Durata: 1 h. 20’
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